La spedizione dei Mille (1860): Il contributo di Garibaldi all’Unità d’Italia

La spedizione dei Mille rappresenta uno degli episodi più iconici e avventurosi del Risorgimento italiano, grazie alla leadership carismatica di Giuseppe Garibaldi. Questo evento, che portò alla caduta del Regno delle Due Sicilie e all’annessione del sud Italia al nascente Regno d’Italia, fu cruciale per il completamento del processo di unificazione.

La situazione nel Regno delle Due Sicilie

Nel 1860, il Regno delle Due Sicilie, governato dalla dinastia dei Borbone, era uno dei regni più ricchi e potenti della penisola italiana. Tuttavia, nonostante le sue risorse, il regno era afflitto da una profonda crisi politica, sociale ed economica. Il re Francesco II, giovane e inesperto, non era in grado di gestire i crescenti malcontenti interni e le pressioni esterne.

Il sud Italia era caratterizzato da gravi disuguaglianze sociali, con una netta divisione tra le classi abbienti e la massa contadina povera e oppressa. In questo contesto, l’idea di un’Italia unita sotto la guida della monarchia sabauda cominciò a trovare consensi anche tra coloro che inizialmente avevano resistito all’unificazione.

Il piano di Garibaldi

Giuseppe Garibaldi, uno dei principali protagonisti del Risorgimento, era già noto per le sue imprese militari e il suo spirito rivoluzionario. Dopo la Seconda guerra d’indipendenza, decise di agire per liberare il sud Italia e favorire l’unificazione della penisola. Il piano era ambizioso: con un piccolo esercito di volontari, chiamati i Mille, Garibaldi avrebbe sbarcato in Sicilia, incitato la popolazione alla rivolta e marciato verso Napoli per abbattere il governo borbonico.

Garibaldi agì senza l’esplicito consenso del primo ministro piemontese Cavour, che era preoccupato dalle possibili implicazioni internazionali di un intervento armato nel sud. Tuttavia, il re Vittorio Emanuele II sostenne segretamente l’iniziativa, vedendo in Garibaldi un’opportunità per espandere il regno.

Lo sbarco a Marsala e la conquista della Sicilia

Il 5 maggio 1860, Garibaldi salpò da Quarto, vicino Genova, con circa 1.000 uomini a bordo di due navi, il Piemonte e il Lombardo. I suoi volontari erano perlopiù giovani idealisti, molti dei quali provenienti dal nord Italia. Lo sbarco avvenne il 11 maggio 1860 a Marsala, nella Sicilia occidentale, dove Garibaldi fu accolto con entusiasmo dalla popolazione locale.

Nonostante l’inferiorità numerica e materiale rispetto all’esercito borbonico, Garibaldi e i suoi volontari ottennero una serie di vittorie significative. La battaglia di Calatafimi del 15 maggio 1860 fu una delle prime, e sebbene non fosse decisiva dal punto di vista militare, diede un grande slancio morale alle forze garibaldine. Conquistata la Sicilia, Garibaldi proclamò l’annessione dell’isola al Regno d’Italia in nome di Vittorio Emanuele II, suscitando ulteriori tensioni tra Cavour e il condottiero.

La marcia verso Napoli

Dopo aver completato la conquista della Sicilia, Garibaldi attraversò lo Stretto di Messina e iniziò la sua marcia verso la capitale borbonica, Napoli. Anche in Calabria e Campania, Garibaldi ricevette il sostegno popolare, e molti ex soldati borbonici si unirono alla sua causa.

L’avanzata di Garibaldi fu inarrestabile, e il re borbonico Francesco II, dopo aver tentato invano di organizzare una resistenza, fu costretto a ritirarsi nella fortezza di Gaeta. Il 7 settembre 1860, Garibaldi entrò trionfalmente a Napoli, accolto come un liberatore. Francesco II resistette a Gaeta fino al febbraio 1861, quando la città cadde definitivamente e il Regno delle Due Sicilie cessò di esistere.

Le tensioni con Cavour e l’annessione al Regno di Sardegna

Mentre Garibaldi avanzava verso Napoli, la situazione politica si faceva sempre più complessa. Cavour temeva che Garibaldi potesse decidere di proclamare una repubblica nel sud o, peggio ancora, tentare un attacco contro lo Stato Pontificio, che avrebbe inevitabilmente scatenato una reazione internazionale. Per evitare questo rischio, Cavour persuase Vittorio Emanuele II a intervenire direttamente nel sud.

Nel frattempo, Garibaldi aveva ottenuto un’enorme popolarità e si proclamava dittatore delle Due Sicilie in nome del re, ma era ben consapevole della necessità di unire il suo progetto con quello di casa Savoia. Il 26 ottobre 1860, a Teano, avvenne l’incontro tra Garibaldi e Vittorio Emanuele II. In questo storico incontro, Garibaldi salutò il re come il “Re d’Italia”, cedendo il potere e permettendo l’annessione del sud al Regno di Sardegna.

Le conseguenze della spedizione dei Mille

La spedizione dei Mille fu un successo straordinario. Grazie al coraggio e alla leadership di Garibaldi, il Regno delle Due Sicilie venne annesso al Regno di Sardegna, aprendo la strada alla proclamazione del Regno d’Italia il 17 marzo 1861. Questo evento segnò la fine della dominazione borbonica nel sud Italia e un passo decisivo verso la realizzazione dell’Unità d’Italia.

Garibaldi divenne un eroe nazionale, simbolo dell’aspirazione italiana all’indipendenza e all’unità. Tuttavia, le tensioni tra Garibaldi e Cavour non si placarono mai del tutto, poiché Garibaldi continuava a vedere in Cavour un politico troppo legato agli interessi della monarchia e alle logiche diplomatiche, mentre Cavour considerava Garibaldi un rivoluzionario troppo imprevedibile.

Nonostante queste divergenze, la spedizione dei Mille fu uno degli episodi più affascinanti del Risorgimento italiano, una campagna militare e politica che trasformò profondamente la storia d’Italia e segnò un passo cruciale verso la nascita di uno Stato italiano unito.

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